a cura di Ana M. Alvarez

La mia casa da lontano sembra una oasi.

Siamo nel periodo di raccolta del grano e dunque i campi intorno a noi sono del colore della sabbia… Osservavo ieri da lontano, arrivando dalla superstrada, la mia piccola tenuta, verde, viva e speciale.

Per un attimo mi è sembrata una metafora, una rappresentazione fisica di un mio stato interiore. Mi sono creata una piccola oasi.

Ho, vivo e sono un’oasi, me ne rendo ora conto.  

Questa pandemia, questa crisi, questa pazzia collettiva indotta generatasi è servita a creare contrasto e a far emergere, nitidamente, la mia fortuna, la vita privilegiata che ho, la felicità che sento comunque e che, nonostante la devastazione che regna intorno, riesce a sfiorarmi appena, come mi sfiora la polvere che alzano le trebbiatrici del campo di grano che mi circonda.

In realtà non so se sia fortuna o merito o tutte e due le cose messe insieme, sta di fatto che a me, questo caos esteriore ha fatto bene. Forse, aver lavorato in precedenza sul “essere-fare-avere” è servito, come è servito cercare il mio personale equilibrio e disegnarmi una Visione meravigliosa ricercata instancabilmente negli anni e ora raggiunta.

Non saprei nemmeno io dire qual’è stato l’elemento determinante o quale sia il “segreto” del mio benessere, forse non c’è nemmeno un segreto, ma una sommatoria di fattori, i quali, più che mai, mi fanno sentire identificata con la mia splendida dimora vista da lontano: un’oasi viva e verde in mezzo ai campi di grano appena trebbiati.

Ed attenzione, non è che non abbia avuto problemi interni di manutenzione! La perfezione è meravigliosamente imperfetta dentro.

Negli ultimi giorni mi hanno chiesto aiuto ed ascolto diversi amici, conoscenti, parenti e persino persone che, in realtà, non conosco.

Ho avuto l’opportunità di accogliere le emozioni, i pensieri ed i timori di diverse persone ed ho offerto loro una sorta di “rifugio emozionale”. Si tratta di persone di svariato tipo, molto diverse fra di loro e questo è quello che mi è sembrato più curioso e significativo. Proprio questo è stato il punto che mi ha spinto a scrivere e condividere questi miei pensieri e, magari grazie anche uno solo dei lettori può offrirmi ulteriore spunto di riflessione.

A lui/lei Chiedo:

Cosa è più importante, quello che sei, quello che fai o quello che hai? Su come imposti la tua vita? A cosa dai più importanza?

Alcune persone che – so bene perché conosco e frequento da anni – hanno tanto lavorato sulla spiritualità, con tecniche di diverso tipo, per trovare se stessi, per trovare “l’illuminazione”, la luce o come lo vogliamo chiamare, ora sono in forte difficoltà.

Persone che non si sono preoccupate minimamente di pensare tanto al loro “spirito”, che hanno lavorato sodo per avere tanto, per creare persino imperi imprenditoriali, ora sono in forte difficoltà.

Lo spirituale è in contrapposizione al materiale?

Chi non è in difficoltà in questo momento?

Ecco che arrivo al mio personale punto di vista: oggi è calmo nel mezzo della tempesta chi è riuscito per intuizione, saggezza o anche per puro caso a mantenere i piedi per terra, la mente negli obiettivi e nei sogni e lo spirito nell’Essenza.

Chi ha lavorato sull’Essere, ma anche sul Fare e sull’Avere; perché il benessere risiede nell’equilibrio di tutte queste parti.

Le teorie sono utili ed effettive se accompagnate della pratica e dai risultati.

Se leggi un libro interessantissimo su un argomento di crescita personale, ma poi non provi ad applicare, non otterrai benefici.

Non esiste “la formula magica” e guai a chi ti vende “la Verità assoluta” o “la Strada giusta”.

Proprio per il fatto che ognuno di noi è unico e speciale, egli potrà trovare sé stesso e la propria strada in modo differente.

L’apertura a nuove idee, la flessibilità e la tolleranza sono fondamentali, così come lo è anche purezza: scrollarsi di dosso i condizionamenti, cercare l’essenza, lasciandoci guidare dalle sensazioni, scegliendo sempre e comunque quanto ci fa stare bene e quanto ci porta risultati adeguati rispetto ai nostri desideri.

Se qualcosa non ci fa stare bene, non fa per noi.

Un poco di sana semplicità nell’approcciare la vita aiuta tanto.

Per questo amo vivere con tanti animali, loro sono miei maestri di semplicità e perfezione.

Vivo con tre cani, un cavallo, tre asini, tre capre, tredici galline, un gatto ed una tartaruga, oltre alle tortore, le colombe e gli uccellini della campagna.

Coltivo l’orto, curo l’uliveto e l’agrumeto così pure come gli altri alberi meravigliosi, i fiori e i cactus.

La Natura è e sarà sempre per me la mia più grande Guida Spirituale. Gli animali insegnano l’Amore incondizionato, la semplicità dell’istinto e le regole base della convivenza. L’orto insegna l’arte del lavoro “basso”, la metafora della Vita stessa, la prova più evidente che per raccogliere bisogna seminare, concimare, annaffiare e curare, che niente arriva dal nulla, che niente è per caso.

La Natura è bellezza, è poesia, è ispirazione.

Gli alberi, ben piantati per terra, fermi per forza, sono vita pura e producono frutti, fiori, ossigeno.

Non si può staccare la terra dall’aria e dall’acqua. Siamo un Tutt’Uno, anche fra di noi, essere umani. Io sono legata alla Madre Terra, alla Vita ad ogni altro Essere vivente di questo pianeta. Trattare bene sé stessi e gli altri è un atto di amore verso il “Tutt’uno”.

Ora, catapultandoci sul mondo del business e dell’imprenditoria, questi discorsi e queste mie riflessioni potranno sembrare fuori luogo, ma è lì che voglio arrivare: potevamo sembrare un poco pazzoidi quando nei nostri corsi o nei nostri interventi presso le aziende clienti trattavamo argomenti “mentali” o “spirituali”; quando abbiamo avuto il coraggio di lavorare con gli imprenditori e con i loro collaboratori in modo olistico, quando per arrivare all’aumento del fatturato aziendale iniziavamo a parlare di “Autoconsapevolezza”, di “Visione”, di “Sogni”, di “Paradigmi”, di “Blocchi mentali” o di “Equilibrio fra le sfere d’influenza”.

Quando dicevamo che il business si fa per e da persone e che sono le persone che vanno “lavorate” per produrre poi risultati materiali. Si, si, potevamo sembrare pazzoidi, io più che molti altri con i miei articoli sulla Libertà, sullo Spirito … eppure, eppure… adesso, alla luce dei risultati, come la mettiamo?

Adesso in molti mi hanno confidato che sono tornati utili quegli argomenti “pazzi”, altri mi hanno detto “peccato non aver dato maggiore importanza a certi discorsi”; ma non è mai tardi per riprenderli!

In un momento storico all’interno del quale la Realtà è diversa da ogni realtà precedente, che alcune certezze indiscutibili del passato ora non sono più certezze e men che meno indiscutibili che quello che prima era “sicuro” ora e solo una probabilità… ora più che mai il lavoro fatto su noi stessi serve da galleggiante salva vita.

Chi ha allenato la mente e lo spirito, chi si è creato un equilibrio interiore ed esteriore, ora ha la bussola che lo guida per orientarsi in territori sconosciuti, in panorami che non potevamo minimamente immaginare.

Non è possibile separare gli argomenti spirituali dal business se vuoi realmente farcela. Così come ignorare il mondo materiale è pure controproducente ed oserei dire stupido.

Accettare le due facce della medaglia, accogliere sia il Ying che il Yang, sia la luce che la oscurità. L’equilibrio e l’accettazione sono chiavi che aprono la porta della Felicità.

Felicità… una persona con la quale stiamo collaborando per un bellissimo progetto mi ha detto qualche giorno fa che la “Felicità” è un obiettivo “Presuntuoso”;  mi ha scioccato questa definizione connotata di negatività. “Presuntuoso”, ecco… se persegui concetti elevati passi da “strano” e la maggior parte delle persone ha paura di essere diverso e di apparire “strano”.

Eppure, la Felicità è il fine ultimo di ogni essere vivente. Desiderare di ESSERE Felici è naturale. Togliamoci di dosso i paradigmi mediocri. Lavoriamo per sentirci felici, amiamo per sentirci felici… lavoro, amore, denaro, tutti mezzi che portano al fine ultimo: la Felicità.

Non mi vergogno più di ammettere che il fine ultimo che inseguo è la Felicità. Non mi vergogno più di dire che sono Felice qui e ora. Proprio così. E se questa mia felicità può servire di aiuto a chi mi sta intorno, sono grata di sentirla e di condividerla.

Come dice Jean-Jacques Rousseau “Proponiamo grandi esempi da imitare, piuttosto che vani sistemi da seguire”.

Dedicato a chi vuole intendere.

Ana M. Alvarez