LA FINE ARTE DI SOGNARE

Un articolo di Alessandro Carli

La nostra mente inconscia non è in grado di distinguere un’esperienza reale da una allucinata (creata). E quando nemmeno la nostra mente conscia riesce più a fare questa distinzione, si parla di schizofrenia.

In effetti, facciamo tutti esperienze schizofreniche quando, ad esempio, guardiamo un film o leggiamo un libro e ci immedesimiamo in ciò che sta accadendo, coinvolgendoci emotivamente anche se non siamo fisicamente ed effettivamente interessati dall’evento : in quel momento, la nostra mente non distingue la realtà dalla finzione: soffriamo, ridiamo, ci spaventiamo, proviamo rabbia… proprio come se stesse davvero accadendo a noi.

Il potere dei sogni parte proprio da qui. Non basta “pensare” di volere qualcosa nella vita, per averlo. Occorre viverlo come se facesse già parte della nostra realtà.

Non a caso si dice che i sognatori (quelli che poi realizzano qualcosa, beninteso) siano un po’ pazzi. In realtà, non lo sono affatto, ma sono capaci di spingere all’estremo il confine tra ciò che è reale e ciò che, invece, è solo nella loro testa e, così facendo, cambiano il mondo.

Il sogno è il mezzo tramite il quale riteniamo di poter piegare la realtà al nostro volere anziché esserne schiavi. Chi avrebbe bisogno di sognare se non fosse così? La buona notizia è che questa facoltà non è un’illusione, ma qualcosa che ognuno di noi possiede e che nella maggiore parte dei casi si sceglie poi di disattendere.

I sogni rimangono sogni quando li pensiamo come sogni, ma diventano realtà quando li viviamo come se fossero realtà. Come dicevo, la nostra mente non distingue un semplice pensiero dalla realtà: è solo l’azione a fare la differenza. Ma anche l’azione ha bisogno di un sogno.

Un sogno non è mai casuale e può partire anche da molto lontano, solitamente da un sentimento suscitato da ciò che accade e che fa scattare qualcosa nei meandri più inaccessibili della nostra mente, magari qualcosa di troppo a lungo ignorato o troppo penoso da far venire a galla per affrontarlo.

Quel sentimento fa quindi risaltare una carenza, un vuoto con cui ci siamo finora rifiutati di fare i conti e che siamo ora chiamati a colmare prendendo una decisione definitiva: respingere quel sogno una volta per tutte, facendocene infine una ragione, o accoglierlo senza riserve, accarezzandolo, alimentandolo, irrobustendolo.

A quel punto, il sogno diventa desiderio, che è qualcosa di molto più tangibile di un semplice sogno. Quest’ultimo puoi anche scegliere di metterlo da parte, in stand-by, tornando ad esso ogni tanto come un luogo ameno in cui perdersi per qualche minuto o anche pochi secondi, ma restando alla fine solo un gioco mentale che fai con te stesso, un trastullo innocente che non ti procura ormai più quella pena legata al pensiero di un’occasione perduta.

Il desiderio, no. Il desiderio non è più soltanto una questione mentale, ma ti coinvolge mente, anima e corpo. Il desiderio non è come un bisogno che devi assolutamente soddisfare per evitare di ritrovarti ad affrontare una situazione dolorosa. Il desiderio è qualcosa che scegli di perseguire a prescindere da qualsiasi costrizione materiale o terrena perché senti che nel dargli seguito e realizzarlo dai un significato alla tua vita. Non muore nessuno se non ne esci vincente, ma qualcosa dentro di te si romperebbe e sai di non potertelo permettere. A quel punto, provi una smania irreprimibile e sei disposto a fare tutto il necessario, investire qualsiasi risorsa interna ed esterna, prenderti tutto il tempo che ti occorre per realizzare quel desiderio: mollare non è più un’opzione, per te.

Un po’ diverso da un semplice sogno, no? Tuttavia, finché tutto questo non si traduce in azioni concrete e plausibili, resta pur sempre solamente poco più di un sogno. La sola differenza tra lo stato di sogno e di desiderio è che in quest’ultimo l’intero apparato emotivo è molto più coinvolto ed è questo a dare lo sprone per trasformare qualcosa che al momento solo tu stai vivendo, in realtà.

Strategie, pianificazioni ed azioni faranno il resto. Riguardano esclusivamente gli aspetti tecnici ed operativi del sogno e, sotto certi aspetti, anche quelli meno incisivi rispetto a tutto il lavoro fatto prima… ma è anche vero che senza questo lavoro decisivo, hai solo un pugno di mosche in mano.

Come vedi, sognare non è soltanto qualcosa di spontaneo, ma una vera e propria competenza, anzi… un’arte.

Ecco le 6 “S” del Sogno, nell’ordine in cui si manifestano:

  1. Sentimento
  2. Sogno
  3. Stato di carenza
  4. Smania (Desiderio)
  5. Strategie, pianificazione, azioni
  6. Successo

E tu, dove tendi ad incepparti lungo questa scaletta tra il sogno e la sua realizzazione?

Commenta liberamente se lo ritieni.

Alessandro Carli