Il valore della diversità

Un articolo di Ana M. Alvarez

Nel 2004, lavoravamo per una nota azienda di consulenza aziendale. Ci venne l’idea di creare autonomamente una newsletter da mandare ai clienti della nostra area (quelli che avevamo fatto noi direttamente eppure quelli seguiti dal nostro gruppo) denominata “Area Etruria”.

Mi dedicai personalmente a questa iniziativa, scrivendo (la mia passione) ogni mese una newsletter informativa con il calendario dei corsi in programma, e pubblicando anche articoli motivazionali, interviste, suggerimenti di lettura, ecc. Era un modo per mantenere il contatto con i clienti e i potenziali clienti, offrendo loro qualcosa di speciale in più, creando in questo modo un ponte comunicativo potente ed efficace.

In pochi mesi, il seguito era già discreto e la nostra iniziativa “diversa” cominciò a suscitare l’interesse dei capi. Ricordo ancora la riunione aziendale di fine mese a Bologna, quando il direttore marketing dell’azienda mi fece un commento (con tono sarcastico) che forse voleva essere un complimento, ma che suonò tutt’altro! Vedendomi arrivare, disse ad alta voce e con un sorriso beffardo: “Ecco la nostra vera direttrice marketing!”

Tuttavia, da lì a poco, iniziarono a creare una newsletter a livello nazionale, utilizzando sistemi più avanzati rispetto ai nostri, sicuramente. Io usavo il vecchio e caro Publisher per comporla e Outlook per inviarla a una lista di contatti che avevo compilato manualmente in Excel. Tutto molto rudimentale! Oggi sembra preistoria, ma ci arrangiavamo… Ricordate, era il 2004!

Ieri, mi sono imbattuta nel n. 20 di quella Newsletter artigianale e pionieristica, datata aprile 2006. Si apriva con un articolo intitolato “Una scelta importante” che spiegava le motivazioni dietro alla nostra uscita dall’azienda, ma non dal mondo della consulenza. Quella newsletter segnò l’inizio di una nuova fase professionale, un’avventura ambiziosa e stimolante. Da collaboratori, diventavamo imprenditori. Non c’era risentimento in quelle spiegazioni, ne un briciolo di attacco, anzi, esprimevamo gratitudine per quanto di buono ci avevano insegnato alcune persone di quel gruppo, nel quale non ci identificavamo.

L’ultima frase della newsletter recitava: “Dal prossimo numero saremmo sì gli stessi… ma profondamente diversi!”

Difendere la propria diversità è un atto di rispetto verso se stessi.

La diversità può diventare un punto di forza, un valore positivo da preservare. Ciò che ci rende diversi e unici è ciò che ci contraddistingue. Ognuno di noi ha qualcosa di speciale. Se abbiamo il coraggio di cercare, trovare e difendere quel qualcosa, molto probabilmente diventarà la nostra fortuna.

Non si tratta di tentare di essere migliori degli altri, ma di essere speciali, unici, anche se diversi dagli altri. 
Essere se stessi, dare il meglio di sé, accettandoci e permettendoci di esprimere la nostra unicità, nel rispetto di quella degli altri… è un modo di essere felici e vivere il successo.

Ana M. Alvarez