
È innato il desiderio umano di approvazione. La cerchiamo nei nostri genitori, nei figli, negli amici, nel partner, negli insegnanti a scuola, poi nei datori di lavoro, nei colleghi, nel capo, nei clienti, nel mercato, nella società… questa ricerca, conscia o inconsciamente, è una costante altamente condizionante nella vita di tutti noi, lavoro compresso.
Chi ha fatto analisi saprà bene che si tratta di una delle Grandi Ricerche Interiori umane e saprà anche che l’approvazione che in fondo ci tormenta realmente, la più difficile di ottenere, è quella che non diamo a noi stessi.
Si tratta di un argomento complesso che lascia spazio a tante sfumature, idee, pensieri, tanti dolori, tante frustrazioni, ma anche a tanta speranza, a pensarci bene. Sapere che questo avviene, è già un primo passo per trovare risposte e soluzioni.
Questa introduzione mi serve per parlare di una tecnica di motivazione, ma potremmo anche chiamarla “filosofia di vita” o volendo “approccio relazionale”: si tratta del “Ben fatto”.
Avete letto il libro di Kenneth Blanchard intitolato proprio così: “Ben fatto!”?
Io l’ho letto credo nel 2005. Già allora mi occupavo, insieme a mio marito Alessandro Bertoldi, di risorse umane. Era un periodo di profonde riflessioni per me, nel quale ho e abbiamo dovuto prendere molte decisioni importanti, molte prese di responsabilità; in fatti, a breve ci saremmo messi in proprio con il nostro studio di consulenza aziendale.
Quel libro, “Ben fatto!” così semplice, quasi infantile, ebbe una grande influenza nella definizione della nostra filosofia di base.

Chi ama il mondo dei cavalli e s’interessa di equitazione, saprà che ci sono diversi modi di educare un cavallo (come anche succede con altri animali e con le persone) c’è il rinforzo negativo e il rinforzo positivo. Nel primo caso quando il cavallo sbaglia viene punito e nel secondo, l’animale viene premiato quando fa l’azione giusta. Sono due tecniche opposte.
Nel primo caso i risultati sono più veloci, più immediati, perché è decisamente più facile che il cavallo commetta errori in quanto stiamo insegnandogli a fare cose che non sa fare e che magari non sono naturali per lui … l’animale gioca in svantaggio e sbagliare è la cosa più probabile. Dunque, per evitare di essere punito, fa tentativi diversi. È un metodo tradizionale e comune, che non dista poi tanto di quello che viene usato per educare i bambini nella scuola… ahimè!
Il secondo caso, che si denomina “rinforzo positivo” è, in sostanza, quello che racconta nel suo libro Blanchard: esaltare sempre il lato positivo, premiare quando le cose sono fatte bene. Questa tecnica è più lenta della precedente, necessita di maggior pazienza e sensibilità, ma crea risultati definitivi e straordinari, in quanto alimenta la fiducia ed il rispetto e va a soddisfare quel desiderio innato di cui parlavo all’inizio di questo articolo: il desiderio di approvazione che tutti noi alberghiamo nel nostro cuore, che tutti noi cerchiamo incessantemente.
Nelle relazioni umane e nel lavoro il “rinforzo positivo” o “ben fatto” che dir si voglia, ha un potere straordinario capace di trasformare, in positivo, le persone, armonizzando l’energia di chi è coinvolto, alimentando la fiducia reciproca, creando legami di straordinaria bellezza e producendo risultati eccezionali e duraturi.
Le aziende che alimentano questa metodologia di gestione delle risorse umane diventano leader nel loro settore. Si tratta di sposare una filosofia aziendale basata nel rispetto, nell’apprezzamento e nel potenziamento dei punti di forza degli individui, nella positività e nella fiducia che diventa fedeltà. Avere un Team di persone connesse da legami positivi è il migliore e più prezioso capitale che possiamo ambire!
Grazie per aver letto fino in fondo… ben fatto!
Ana M. Alvarez
Co-fondatore – Dirett. Didattica e Resp. Ricerca & Sviluppo Elite Academy Srl