COMUNICARE ALLA PARI

Un articolo di Alessandro Carli

Si comunica per svariati motivi: per informare, per formare/insegnare, per sfogarsi, per averla vinta, per affermarsi, per chiarirci, per attaccare/difendersi, per consolidare un rapporto e, probabilmente, centinaia di altri motivi.

Stephen Covey, uno dei più grandi formatori/guru americani della crescita personale, professionale, aziendale e che più di altri mi ha influenzato, purtroppo non più fra noi, scrisse un libro tra i più venduti al mondo nel suo campo: “Le 7 Regole per avere Successo” ed una di queste Regole recita: Cerca di capire prima di essere capito.

Già, perché a prescindere dal messaggio che si vuole trasferire e dal motivo per cui si comunica, resta il fatto che lo si fa solitamente col preciso intento di farci capire prima – ma molto prima!- di provare a capire il nostro interlocutore e questo uccide non soltanto la comunicazione, ma anche qualsiasi rapporto, alla lunga.

E questo ci porta a bomba nel cuore della questione e cioè che la comunicazione – e, più in generale, qualsiasi rapporto – può definirsi autentico solo se alla pari. Questo l’ho potuto verificare più e più volte in qualsiasi ambito: coniugale, tra genitori e figli, lavorativo, economico, sociale, ecc. Se uno dei due interlocutori assume una posizione superiore, ovvero inferiore, rispetto all’altro, non esiste rapporto e la comunicazione ne risulterà umiliata nella sua essenza.

Poco importa quanto possa essere stretto il rapporto: se non è alla pari, la comunicazione ne risulterà falsata.

È il tipico esempio tra genitore e figlio dove il primo assume una posizione di “superiorità” e il secondo cerca di adattarcisi. Per quanto affetto e rispetto ci possano essere fra i due, la comunicazione risulterà a senso unico e così anche il rapporto. Un altro esempio è quello tra datore di lavoro e dipendente, tra la pop star o il divo e i suoi fan, tra cliente e venditore (non che non ci sia parità tra questi, ma è spesso lo stesso venditore a porsi in uno stato d’inferiorità rispetto al suo interlocutore), con tutte le sfumature possibili, ecc…

Non esiste ambito della nostra vita dove un rapporto impari ed una comunicazione di facciata non implichino grossi problemi, che siano di tipo affettivo, sentimentale, economico… per non parlare del modo in cui va a toccare gli aspetti più intimi e profondi di ognuno di noi, quale l’autostima. Inoltre, come anche la scienza medica ha ormai ampiamente dimostrato, una comunicazione di facciata, dove le idee e i sentimenti vengono repressi per non alterare questo rapporto impari (nel caso delle relazioni più vicine), anche la salute ne andrà a soffrire.

Vediamo come correggere il nostro rapporto con chi si trova in una posizione contestualmente “inferiore” (figlio, dipendente, venditore, seguace, ecc.):

  • Ascoltare – Ascoltare con il sincero intento di creare un forte rapporto con l’altro è il modo più potente per aiutarlo a vincere le proprie ritrosie e timidezze. Di fatto, gli stiamo comunicando che ciò che sta dicendo è importante perché “lui/lei” è importante per noi;
  • Farlo sentire al sicuro – Con questo secondo punto si fa un notevole passo in avanti perché oltre ad apprezzare ciò che l’altro ha da dire, gli si fa capire che le sue opinioni, i suoi punti di vista, la sua visione delle cose – e quindi lui – sono molto apprezzati e che non deve temere di essere censurato o, peggio, ridicolizzato, ma che anzi sono per noi preziosi feedback;
  • Chiedere la sua opinione – È un ulteriore passo in avanti. Chiedendo attivamente la sua opinione e accogliendola con la dovuta attenzione, infatti, stai definitivamente comunicando al tuo interlocutore fino a che punto le sue idee valgano per noi. Solitamente, sono gli introversi quelli più restii ad esporsi, ma si dà il caso che gli introversi siano animati da un solido mondo interiore e sono molto introspettivi: perdere il loro contributo intellettuale potrebbe costare caro.
  • Coinvolgerlo nelle varie iniziative – Mostrare interesse e attenzione è un’ottima cosa, ma è quando chiedi al tuo interlocutore di entrare in campo che glielo stai veramente dimostrando. All’inizio, questo può essere fatto indirettamente, cioè accogliendo un suo punto di vista, dandogli seguito. In un secondo momento, puoi passare a…
  • Responsabilizzarlo – Gli chiedi di farsi carico della sua idea/opinione/suggerimento e di realizzarli, facendogli vedere concretamente che sei disposto ad investire delle risorse (perfino economiche) per dare seguito a quella sua idea.

Come correggere il nostro rapporto con chi si trova in una posizione contestualmente “superiore”(capo, genitore, cliente, ecc.):

Qui le cose si fanno un po’ più difficili perché si chiede ad una persona con minore potere percepito di mettersi alla pari con uno che ritiene ne abbia di più. Provare timore e soggezione, in questi casi, è non solo più frequente, ma anche normale. Tuttavia, non possiamo rinunciare a stabilire un punto di parità, pena l’essere messi definitivamente in ultima fila.

  • Aprire un dialogo – Il modo più semplice per aprire una comunicazione non è tanto quello di esprimere la propria idea/opinione, che potrebbe essere non richiesta, ma di girarla in forma di domanda, tipo: “Ho pensato alla questione e mi è venuto in mente che (idea/opinione)… lei come la vede (o “cosa ne pensa” o “la ritiene fattibile”)? Si è presa l’iniziativa, si fa il primo passo senza essersi imposti e ora la palla è da quell’altra parte ed è da lì che si capisce dove si va a parare;
  • Ringrazia per i feedback ricevuti – I feedback possono essere positivi o negativi, ma sono comunque solo dei feedback sui quali puoi comunque lavorare. Nel caso, chiedi ulteriori chiarimenti, ma ringrazia comunque il tuo interlocutore: dandoti un feedback, ti sta inconsapevolmente dicendo che state comunicando alla pari;
  • Offrirsi disponibili – Gli inglesi direbbero “walk your talk”, cioè dai seguito a quello che dici. Va bene dire la propria, ma dimostrarsi disponibili a farsene carico è un salto quantico. Stai di fatto dicendo che hai ben ponderato la questione/soluzione e che sei in grado di portare dei risultati. Nota bene che sia nel punto precedente sia questo non chiedi al tuo interlocutore di impegnarsi attivamente e trasmetti l’idea di sapere quello che fai;

Se vuoi essere trattato alla pari ci si aspetta che sia tu a salire al livello del tuo interlocutore; al contrario, se vuoi aiutare il tuo interlocutore a salire al tuo livello, devi prima scendere al suo.

Alessandro Carli