L’ARTE DI SCRIVERE (Parte 1)

Un articolo di Katia Bovani

Se stai leggendo questo articolo sei un appassionato di scrittura che ha già mosso o sta per muovere i suoi primi passi in questo mondo.

Da scrittrice, conosco bene l’emozione che provi davanti alla pagina da riempire di caratteri o quando le idee si affollano in testa e ognuna sgomita tentando di farsi avanti per prima.

Ma conosco bene anche i timori, le difficoltà, i dubbi e i pensieri concentrici che si divertono a punzecchiare un autore: li ho vissuti e li vedo, li sento agitarsi negli autori che ho seguito (e seguo)  negli editing oppure nelle persone che si affidano a me per i training.

E l’idea di questo articolo suddiviso in più parti (stai leggendo la prima) nasce proprio dall’esperienza e dal desiderio di offrirti un piccolo vademecum che, partendo dalle frasi più comuni tra i miei autori, ti sia di aiuto a non ritrovarti chiuso a chiave dentro la panic-room oppure, al contrario, a non pensare di essere il nuovo  Thomas Mann.

“Scrivo perché…”

Ognuno di noi scrive per una ragione precisa.

Ciò non significa, necessariamente, conoscerla.

Può ben darsi che sia chiarissima a valle di un importante lavoro di introspezione.
Ma può anche essere che giaccia silenziosa in qualche tasca interna della nostra sensibilità in attesa che qualcuno o qualcosa la faccia emergere.

Scriviamo perché ne abbiamo bisogno. Vogliamo portare fuori le nostre parole, i temi della nostra vita.
Perché vogliamo che il vissuto prenda forma sotto i nostri occhi in modo che smetta di scalciare dentro lo stomaco e si mostri, finalmente, con la sua vera faccia.

Scriviamo perché desideriamo notificare a noi stessi i ricordi, i pensieri del domani, la felicità pellegrina, l’amore non perdonato.

Oppure perché ci preme dare vita a un lascito che sia proprietà di tutti e di nessuno in particolare.

Qualunque sia la ragione profonda che ti muove, prima di impugnare la penna o di aprire un file nuovo, mettiti in ascolto di te stesso.

Sì, in alcune circostanze e per certi tipi di vita, l’ascolto di sé sembra un lusso.

E, invece, è un diritto esistenziale che diventa dovere verso se stessi nel momento in cui ci si approccia alla scrittura.

Scrivere significa essersi ascoltati e portare fuori di sé tutto quello che siamo e trasferirlo in una forma fisica definita: la pagina scritta.

Ed è quella dimensione fisica che ci consente di vedere con gli occhi altrettanto fisici ( e non solo quelli della mente) chi siamo e cosa abita dentro di noi.

Una volta che quel quid è formalizzato, abbiamo due opzioni: fingere di non averlo visto ( ma sappiamo che sarebbe difficile sfuggirgli) oppure confrontarsi con lui.

Da questo continuo confronto il nostro personale “Scrivo perché” si svilupperà e si giustificherà in se stesso dando l’avvio al circolo virtuoso della motivazione alla scrittura.

Katia Bovani